Oppure semplicemente l’esclamazione di un mio giovane vicino di casa nel vedere il mio Cappello Alpino, con la penna segnata dal tempo, mentre qualche giorno fà lo riponevo in macchina per riportarlo in Abruzzo:“ Lei ha fatto il militare negli Alpini è un onore aver fatto l’Alpino” già un onore forse non ci avevo nemmeno pensato quando decisi di scriverlo su uno dei fogli del test durante i tre giorni, in fondo Io a vent’anni volevo solo seguire le orme di mio padre e peraltro accontentato dalla fortuna, non immaginavo il peso di quella penna e la fatica spesa per guadagnarmi forse la sua stima.
Campi invernali.
Piemonte un giorno di Febbraio di diversi anni fa non ricordo bene forse il ventuno da qualche giorno siamo a Fenestrelle in Val Chisone è appena finita l’escursione in montagna a Ghigo di Prali, arriva la banda della Brigata che oltre al repertorio suona brani a richiesta. Io dando prova di improbabili conoscenze musicali chiedo :“suonate per favore la Radetzky Marsch” naturalmente venni subito accontentato dal Maestro.
Adunata del pomeriggio.
Ancora preso dall’entusiasmo per la precedente performance bandistico musicale, argomentando su mie presunte competenze Alpine suscitai l’ilarità degli astanti e chiesi al Tenente Scarcella dato il precedente, che da autista ero stato impiegato per il trasporto dei commilitoni, la possibilità all’indomani di partecipare alla marcia in Montagna che da Prà Gelato passando per Col Blegier, si sarebbe dovuta concludere sé la memoria non mi inganna a Oulx.
Il colloquio tra Me, con il mio accento romano e il Tenente ebbe momenti esilaranti, culminati con la sua minaccia che all’indomani avrei dovuto portare a spalla circa dodici Kilogrammi di acciaio rispondenti al nome di Mg 42/59 comunque, con mia somma gioia la richiesta fù accolta, insieme a quella di altri autisti come Massimo Bertolacci, Massimo Bello, Angelo Carizzano e forse qualcun altro.
Il mattino seguente, sotto un cielo carico di neve, tra le montagne della valle sempre più ammantate di bianco man mano che si saliva, arrivammo alla località di partenza Prà Gelato, una volta scesi i dagli automezzi caricati gli zaini in spalla con i battipista all’inizio della colonna, insieme agli allora Capitano Bruno Baudissard i Tenenti Cosimo Scarcella e Giorgio Battisti ed altri (perdonate ma non ricordo i nomi) ebbe inizio la marcia con la neve che allo scalare la montagna, sotto i nostri piedi si faceva sempre più spessa. Il Tenente Scarcella percorrendo più volte a ritroso la colonna si sincerava delle mie condizioni dicendo :“ a romano tutta questa neve non l’hai mai vista” per la verità di romani eravamo due, imboscato nella colonna in marcia c’era un altro romano “servente al pezzo” Stefano Paludet ma oramai il “romano” ero Io e rispondevo :“beh ar Campidoglio Mica ce nevica mai”. Intanto andavamo avanti discorrendo di amenità analoghe e affondando nella neve ad ogni passo nonostante le racchette. Poi la notizia uno di Noi accusava un malore all’improvviso quella che nonostante il tempo avverso sembrava, un’ordinaria giornata di fatica andava assumendo contorni incerti che presagivano un finale inaspettato. A quel punto i battipista, su ordine del Capitano, lasciati in quota i loro equipaggiamenti e quelli del commilitone infermo compresi gli scarponi, lo trasportarono repentinamente verso un gruppo di baite, più a valle dove sarebbero giunti i soccorsi già allertati.
A fronte di tutto ciò, il quadro della giornata era completamente stravolto, così il Capitano Baudissard, anche per noi, ordinò il ripiegamento verso le baite portando con noi anche gli equipaggiamenti lasciati sul posto dai soccorritori.
Così il Tenente Scarcella, a modo suo, chiese chi si volesse offrire per portare oltre al proprio un carico supplementare, naturalmente ci fu un momento collettivo d’incertezza interrotto dal sottoscritto “Tenente lo zaino insieme al fucile ed agli scarponi li porto Io”, evito i commenti del Tenente alla mia decisione. Comunque, insieme con me, si aggiunsero altri volontari. Nella strada del ritorno, sprofondando ad ogni passo nella neve, affiancati dagli altri e ricevendo a turno il cambio, raggiungemmo tutti insieme le baite. In una di queste baite dopo aver forzato la porta d’ingresso i battipista avevano deposto l’infermo al riparo del freddo e dalla nevicata che, fin dalle prime ore del mattino, non ci aveva mai abbandonato. Risoltosi positivamente il fatto con l’arrivo dei soccorsi, il Capitano lasciò un messaggio di scuse per il proprietario della casa contenente tutte le notizie per chiedere un risarcimento per i danni involontariamente causati. Così tutti noi riprendemmo la strada verso Prà Gelato per poi raggiungere Avigliana dove, giunti a sera inoltrata, ricevemmo un’accoglienza che ci ripagava delle fatiche della giornata appena conclusa.
Pensandoci bene quel giorno, non c’era stato nessun nemico da combattere avevamo incontrato fatica, solitudine e diffidenza ognuno di Noi si era trovato di colpo di fronte ai propri limiti e il conforto altrui era stato decisivo per il loro superamento non se ne eravamo accorti, era nato un gruppo (o si era semplicemente rafforzato quello esistente) le esperienze maturate insieme si rivelarono decisive per il superamento degli incalzanti impegni sia in Patria sia all’Estero a fianco delle altre forze Nato, in un rapporto paritario, ma mai subalterno.
Solo un accenno al paese in Abruzzo a circa millecento metri di altitudine dove nel cimitero del paese riposa mio figlio, il panorama che da sinistra a destra si lascia ammirare e questo: Il Monte Velino, in lontananza si scorge il Monte Vettore i Monti della Laga e il Gran Sasso, in lontananza a seguire con lo sguardo dopo il Gran sasso La Maiella Il Morrone ed il Massiccio del Velino Sirente, non era vero dunque che la neve non l’avevo mai vista e soprattutto calpestata.
Grazie di cuore per il tempo che avete dedicato a questa piccola storia
Li 22-09-2013
C.le Antonio Croce 10° 76