C.le Antonio Croce - Lepri e pensieri

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arrivo all’aereo porto di Copenaghen “Vaerlosa” si forma la colonna degli automezzi partiamo verso Nastved una cittadina a Sud di Copenaghen. Il campo fù allestito all’interno di un bosco, lì vicino c’era una fattoria costruita completamente in legno con il tetto di fascine di erba, all’ampio cortile interno si accedeva attraverso un basso passaggio, la casa disegnava il quadrato del cortile e disponeva di un portico rialzato di qualche gradino forse per porla al riparo dalle nevicate. Ricordo che c’era poco distante una radura in cui razzolavano felici alcuni fagiani un giorno, arrivò un cacciatore, fucile in spalla lo vedemmo inoltrarsi verso la  radura sentimmo un solo sparo poco dopo ripasso con un fagiano, pensai insieme agli altri che con me avevano assistito alla scena :<<tale e quale come in Italia>>. Di selvaggina ce n’era in abbondanza: daini, lepri che attraversavano indisturbate le strade senza correre il rischio di essere investite, Si tutto come in Italia.

L’equipaggio dell’Ar 59 era composto da Me il Capitano Baudissard e i due radiofonisti De Marco di  Alessandria e Sergio De Agostini anzi Frà Sergio visto che pochi mesi prima vestiva il saio Francescano presso il convento dei Cappuccini di Mortara. A bordo le discussioni vista la presenza di cotanto  religioso (sarebbe stato un bel frate di quelli alla frate Tuc di Robin Woodiana memoria) inevitabilmente erano a tema finendo sempre con la differenza tra i Preti secolari,  Frati e  Monaci. Sergio era un ragazzo affabile ma lo sopportavo poco anzi per nulla quando mi riprendeva dicendo :<<che guardi>>, :<< non guardare le donne pensa a portare la macchina>>. Già le donne, Ida Bojesen la figlia del proprietario della fattoria vicina al campo, il padre parlava cinque lingue Lei anche lo Spagnolo e L’Italiano ah questi contadini Danesi. Poi un’altra ragazza conosciuta a Naestved le due Inglesi con la Svedese conosciute a Copenaghen in un Sabato da schifo , per fortuna a tirarmi su il morale ci pensò un militare tedesco conosciuto mesi prima in Inghilterra “Norbert Screwsic” (di origine polacca), parlava solo Tedesco Io rispondevo in Italiano cercando disperatamente Robbione (di madre Tedesca) che, finalmente arrivato mi spiegò che Norbert aveva la moglie incinta che avrebbe partorito di li a poco e lui per consolarsi era  andato dalle ragazze  in vetrina lì dietro alla stazione, poi voleva offrirci da bere, arrivò ad una cassetta di sicurezza posta insieme alle altre al centro dell’atrio della stazione vicino a dei lunghi banchi sui quali svuotò tre borse di bottiglie di birra tutte inesorabilmente vuote, non so quanto tempo avesse impiegato per compiere il misfatto  ma il risultato gli si vedeva addosso.

Uno dei miei compiti oltre a quello di condurre l’Ar 59 era di provvedere alla cucina, a tal proposito mi ero attrezzato credo discretamente con diverse cose portate da Roma peperoncino, aglio, cipolla, olio, prezzemolo guanciale (per l’amatriciana) il caffè appena tostato dalla torrefazione “Lo Zio D’America”, utilizzando soprattutto i prodotti della razione integrativa predisposta da M.llo Di Rienzo. In un giorno imprecisato avevamo posto il campo insieme agli Alpini nel mezzo di una faggeta.

La mattina seguente dopo aver offerto il caffè anche ad un specie di grizzly con la divisa da Tenente degli Alpini, il quale qualche tempo prima vicino Pinerolo, con la sua macchina privata dopo non aver rispettato lo stop ed avermi costretto ad un sorpasso per non investirlo con la Campagnola e annesso rimorchietto contenente, viveri per la Batteria, mi fermò e mi disse

:<< chi è il Tuo Capitano come ti sei permesso>> :<<fatti dare cinque giorni di consegna>> cosa naturalmente disattesa per non vederli moltiplicati per tre causa”coglioneria aggravata”. Come ebbe modo di confermarmi il Capitano quando gli raccontai la storia lì in Danimarca.

Dicevo dopo aver preparato il caffè feci un giro nel bosco, sognavo spezzatino di lepre invece ritornai con un cappello pieno di galletti (chantarellus clavatus) con i quali quel giorno preparai degli spaghetti poi offerti al Tenente medico in cambio di quattro uova ed offerti anche a un Ufficiale di collegamento Inglese che passando vicino alla campagnola forse attirato dal profumo infilando il naso tra le maglie del telo mimetico che ricopriva sia l’autovettura che l’improvvisata cucina da campo mi apostrofò dicendo :<< is the pasta included in K-ration>>. Ah le lepri una sera a Naesteved:  ritorniamo al campo siamo fermi al semaforo in attesa di voltare a sinistra ecco dall’altro lato una lepre che volta a destra, parto all’inseguimento tutti gli altri mi seguono visto che a bordo c’e’ il Capitano, il lepre volta a destra Io inseguito dagli altri, volto dietro all’orecchiuto mammifero Lui volta a sinistra, credo conoscesse la strada, non mi avvedo del cartello “Blind Vej”. Mi fermo con i fari illumino la sua corsa

Credo si sia anche voltato per salutarmi. In una nuvola di polvere illuminata dai fari degli automezzi, qualcuno scende e domanda :<<che succede>> il Capitano anche Lui sceso dalla campagnola risponde :<< Dio Padre è il romano che ha fame>>.

Ritorno in Italia accompagno per l’ultima volta il Capitano Bruno Baudissard a Villar Perosa, all’interno dell’Ar 59 siamo in tre o quattro il capitano cerca i motivi per darmi non so bene quanti giorni di CPR sufficienti per portarmi in Norvegia poi dice :<<ci pensi questa è l’ultima volta che guidi un AR59>>

I miei pensieri tornano indietro al CAR di Cuneo quando gli altri avevano nappine di diversi colori magari con lettere o un solo numero e Noi altri “40”

Il corso autista a Susa il tempo passato per sistemare insieme a Todesco gli impianti elettrici delle campagnole e rimorchietti per i campi invernali l’Inghilterra, le gare di tiro alla fune, le scuole tiro quella volta che mi ero improvvisato servente al pezzo al poligono di tiro di Ciriè peraltro ricevendo apprezzamenti lusinghieri, i campi estivi, la Danimarca appena terminata, rispondo :<<Già non la porterò più è finita>>, no non è finita forse negli anni a venire quando racconterò ancora questo anno perso nelle nebbie del passato quando le persone che ricorderanno i tempi della “Naja” saranno meno del tempo che mi resterà da vivere chissà sé chi ascoltando riuscirà a capire che un tempo c’era una gioventù che affrontava un anno posto tra l’adolescenza per alcuni ed il mare aperto della vita oppure un brusco distacco dal mondo del lavoro o per altri ancora rappresentava l’opportunità di emanciparsi da situazioni di degrado miseria e disoccupazione.

 

Per tutti comunque c’era il confronto vero con l’Italia e gli Italiani.

 

Grazie infinite C.le Croce Antonio 3° 76     

20 Ottobre 2012

con la collaborazione di:
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